Stimatissimi Genitori,
a causa dell’emergenza dovuta alla pandemia non possiamo incontraci per discutere e programmare alcune circostanze che riguardano la futura cresima dei vostri ragazzi. Vorrei così, per lettera, informarvi di alcune situazioni ed esternarvi le mie preoccupazioni. Come sapete bene, abbiamo già fatto più di metà dei nostri incontri nel cammino in preparazione al sacramento della Confermazione-Cresima.
Ci siamo incontrati una volta alla settimana, ogni sabato, alle 16,45, dal 19.09.2020, per celebrare insieme l’eucarestia con una piccola catechesi al posto dell’omelia. Quest’orario e forma sono stati dettati dai vari impedimenti a causa della pandemia.
Essendo il numero dei cresimandi rilevante cui si sono aggiunti altri alunni delle medie, ho deciso di celebrare la messa solo per loro e per le vostre famiglie, per dare la possibilità di prepararsi alla cresima con la partecipazione alla s. Messa senza cambiare gli orari delle messe per le persone che di solito vengono alle ore 18 del sabato oppure alle 9 e 11 della domenica. In questo modo la parrocchia è stata a sufficienza servita e l’incontro dei bambini e dei ragazzi con Gesù salvaguardato.
La finalità degli incontri del sabato è, ovviamente, la preparazione alla cresima. E proprio in questi giorni volevo chiamare il vescovo e chiedere la possibilità di celebrare questo sacramento nella nostra parrocchia. Mi sono però accorto che in pratica sono solo10 i ragazzi che frequentano i nostri incontri. Venticinque di loro, infatti, dopo essersi iscritti al corso di preparazione e aver portato compilati e firmati i relativi moduli non si sono fatti più vedere. Tre di loro, poi, sono venuti 4 volte. Nel corso delle festività natalizie, in piene vacanze scolastiche, la situazione è stata più o meno la stessa con solo un ragazzo in più. Mi sembra quindi doveroso informarvi di questo fatto.
Vi invito allora amichevolmente a riflettere sulle circostanze che vi ho esposto. Non voglio rimproverare nessuno né costringere Voi né i Vostri Figli a venire alla messa. Anzi, se cerco un dialogo con voi è perché rispetto la vostra libertà. Desidererei quindi sinceramente capire come stanno le cose, perché, ovviamente, dato che tutti i sacramenti si ricevono dopo una opportuna preparazione sembra logico supporre che quanti hanno chiesto di ricevere il sacramento della Confermazione (Cresima) sapessero di dover tener fede all’impegno assunto al momento dell’iscrizione. Così come credo debba valere per i genitori chiamati ad essere consapevoli delle scelte dei loro figli. Se alcuni ragazzi devono studiare e non possono venire alla messa nell’orario stabilito per loro, posso capire. Ma se desiderano ricevere la cresima senza partecipare alla s. Messa domenicale questo, come sacerdote, non lo posso accettare, perché se non è possibile il sabato ci sono sempre le messe della domenica. Possibile che non si trovi un momento tra lo studio e il telefonino? E vi dirò con tutto il cuore che sono felicissimo vedere, tutti i sabati, gli stessi ragazzi che danno una bella testimonianza della loro fede. Non posso accettare le giustificazioni del tipo: mi sono iscritto al catechismo e quindi ho il diritto d’essere cresimato anche se non vengo agli ‘incontri e non frequento la s. messa perché ho altre cose da fare. L’iscrizione non prepara al sacramento, è solo l’espressione della volontà di fare un cammino per poi riceverlo. L’iscrizione è il traguardo di partenza, ma se poi non si cammina non si raggiunge la meta. Siamo sinceri e retti di cuore: la Fede non si ottiene e non si conserva per iscrizione, ma partecipando alla vita della chiesa ed è l’accettazione delle verità di fede e dei principi di moralità da essa predicati che io e tutti i battezzati siamo chiamati a vivere. O in altre parole: siamo chiamati alla “verifica della coerenza tra la fede dichiarata e le decisioni prese con il nostro comportamento”. Queste cose impariamo al catechismo e durante l’incontri con il Signore!
Il problema della partecipazione all’eucarestia domenicale.
La partecipazione all’Eucarestia domenicale non deve essere un obbligo, ma un’esigenza. È il Padre che ci convoca. Dopo sei giorni di lavoro, di relazioni, tra fatiche, gioie, sconfitte, successi, Egli desidera che anch’io mi sieda a tavola con gli altri, con quelli che come me, hanno scelto di dargli una mano. Desidera vederci, sentirci parlare, raccontare le nostre avventure, conversare insieme. Questa è la vera sua gioia. Questa è la giusta lode che Lui desidera. Contemplarci tutti insieme, sereni, contenti, gioiosi. Quando uno di noi non c’è, anche se la chiesa è stracolma, il suo posto resta vuoto!
Se riusciremo a pensarlo così, questo giorno, lo attenderemo con ansia – anche se non sempre sarà così intensa – alla maniera in cui attendiamo il trovarci in famiglia, tra amici, con le persone care.
“Devo andare a messa? Quale è la più comoda? Diverranno discorsi superati, ammuffiti, che sanno più di obbligo, di tradizione, di routine che di comprensione, convinzione, consapevolezza di ciò che mi accingo a celebrare”.
“Il Signore non è lo stesso in tutte le chiese?” Altra affermazione frequente! Sì. Però questo è il ragionamento di chi non ha una casa, non ha amici, non ha relazioni personali, perciò chiesa, prete, gente l’uno vale l’altra! È soltanto religione.
Prepararsi alla cresima vuol dire imparare ad avere tre sporte:
La prima sporta in cui raccogliere le cose sporche della settimana per l’atto penitenziale. Sarà come fare il bucato. Ma non in modo sbrigativo, sbagliando programma o misure. L’atto penitenziale si conclude in chiesa, ma deve iniziare già a casa, durante la settimana. Solo così sarà utile, perché sarà un individuare errori concreti, mancanze precise, difetti che crescono, omissioni che abbondano. Diversamente quest’atto lascerà il tempo che trova. Infatti, per alcuni l’atto penitenziale è un modo per iniziare la messa, senza molta importanza, abitudinario, quindi se capita di arrivare qualche istante dopo, non ha nessuna rilevanza.
“Confesso a Dio onnipotente e a voi fratelli e sorelle che siete qui con me…” Immaginate che novità rivoluzionaria, che progresso umano e spirituale ci sarebbero se, guardandoci in faccia, lo rendessimo veramente credibile in chiesa e, ancor più, se tornati a casa, ci chiedessimo perdono l’un l’altro per le “magagne” settimanali commesse tra di noi in famiglia!
La seconda sporta è quella con i regali. Tutti abbiamo sperimentato la curiosità, l’attesa, la gioia, o la delusione, verso chi, tornando da un viaggio, una vacanza, ci porta dei regali, un ricordino…, e come, se graditi, osserviamo la soddisfazione di colui che ce li porta. Questo è il vero offertorio!
Noi abbiamo rattrappito, quasi svuotato questo momento e lo abbiamo ridotto solo al gesto dei chierichetti che portano all’altare il pane ed il vivo o alle persone che passano per i banchi a raccogliere la questua. Che tristezza!
È invece l’attimo in cui i fedeli portano con gioia quello che hanno raccolto nella settimana, non in denaro, ma in opere di testimonianza. Se personalmente compirò questo gesto con serietà e convinzione, m’accorgerò che alle volte ho molto da portare, altre poco, altre niente. In questo modo, ogni offertorio sarà differente. Diverrà modello il servo dei cinque talenti che, orgoglioso di averne guadagnati altri cinque, attende con trepidazione il ritorno del padrone per dimostrargli la sua bravura! Portare fisicamente l’offerta nel cestino ai piedi dell’altare esprime splendidamente questo concetto. Purtroppo molti ancora non l’hanno capito e mentre alcuni non offrono niente, altri, stando seduti comodamente sul banco, mandano i bambini, quasi fosse un gioco, un diversivo, a portare quello che ognuno dovrebbe orgogliosamente offrire personalmente! Il denaro deposto nel cestino è più di una questua diviene ciò che io e il Signore sappiamo di offrire e di ricevere!
La terza sporta è quella più bella e pulita. Servirà per portare a casa i doni che il Signore ci prepara. Egli sa che sarei venuto, e conoscendo ciò che mi servirà durante la nuova settimana, me li ha preparati. Saranno la riserva che mi aiuterà a sopportare la fatica, le avventure, le contrarietà e le gioie dei giorni feriali. A quel Signore tornerò grato, sette giorni dopo, augurandomi di essere ancora più ricco, disponibile e maturo nella collaborazione.
Stimati Genitori, essere collaboratori del Signore non è un obbligo, è una grazia, una fortuna. Scoprire ed amare Cristo è il vero terno al lotto. Tutto poi, diverrà conseguenza! Chi più di voi può capire queste cose; voi che le vivete e sperimentate ogni giorno? Non si può imporre la fede né l’amore. Tuttavia, se insegnate a cercare, ad ascoltare, ad essere sensibili, a stupirsi, a porsi delle domande sul senso della vita, del perdono, della collaborazione, del sacrificio, a guardar dentro e fuori se stessi, Cristo, prima o poi, si farà sentire. Lui che ama tutti e si trova già in ognuno di noi, in ognuno dei vostri figli. I vostri giovani sono sani, robusti, colti, hanno mille mezzi a disposizione, mille possibilità. Hanno davanti un orizzonte un po’ cupo, ma quante volte non è stato così nella storia? Ce la faranno. Preoccupatevi, però, aiutandoli per quanto sta in voi, a riempire ed arricchire “l’aspetto spirituale, morale, fondativo del senso della vita”.
Sono ancora giovani, esuberanti, sognatori, inesperti, creduloni, faciloni… ed è giusto che sia così, che vivano la loro giovinezza! Però esiste anche il lato spirituale e tutta la loro interiorità ha bisogno di crescere e di formarsi.
Essere Genitori è una vocazione che, ieri come oggi, è sempre stata difficile, ricca di soddisfazioni sì, ma anche di spine sofferenze e di preoccupazioni. Sappiate però una cosa fondamentale: Dio ama i vostri figli, si interessa a loro e cerca la strada per farsi capire ed incontrare. La Chiesa è quindi al vostro fianco, sommessamente, senza volere imporre nulla, con la sua Fede, i suoi sacramenti e i suoi insegnamenti di vita. E nella Chiesa e con la Chiesa, io, come sacerdote chiamato a rappresentarla in mezzo al popolo di Rapolano, sono a vostra disposizione per ascoltarvi ed aiutarvi. Cercatemi!
Grazie per la Vostra attenzione. Che il Signore vi benedica.